lunedì 26 novembre 2012

LA VOGLIA DI PARTECIPAZIONE DEGLI ITALIANI... PER TORNARE A DECIDERE E GOVERNARE


 All'indomani delle primarie del PD tutti parlano di grande partecipazione popolare e forte desiderio di democrazia da parte degli italiani. E in effetti i numeri confermano questa tendenza. Le lunghe code ai seggi sono la testimonianza più diretta e tangibile che c'è un Paese che non si vuole rassegnare al peggio e alla crisi, che al contrario vuole difendere ed esercitare i suoi diritti, vuole reagire alle logiche dei mercati, vuole tornare a contare, a decidere, a far politica democraticamente (come recita l'art. 1 della nostra Costituzione).

 Le primarie del PD, così come quelle di qualsiasi altro partito o schieramento, contribuiranno certamente a ridare un senso e una dignità alla politica italiana, che nell'ultimo ventennio è stata sequestrata da oligarchie e lobby di vario genere. E magari serviranno anche a concludere questo periodo di "democrazia sospesa" per manifesta incapacità a governare dei precedenti governi. Se la politica e i partiti italiani torneranno ad essere credibili e rappresentati da persone serie, non ci sarà più bisogno del governo dei tecnici, voluto dal Presidente della Repubblica, a carattere temporaneo, per far fronte alla crisi dei debiti sovrani.

 Se così non fosse, se si continuasse a insistere su un Monti-bis, senza una sua candidatura e quindi senza una elezione e una legittimazione democratica, il rischio sarebbe quello di acuire ed esasperare il forte senso di insoddisfazione e di indignazione degli italiani. Soprattutto di chi si sente tradito dalle manovre di questa parentesi di governo: giovani, pensionati, impiegati, studenti, professori, ambulanti, commercianti e personale socio-sanitario. Tutte categorie che lamentano di aver dovuto rinunciare a diritti che pensavano acquisiti dopo una vita di sacrifici.

 Sostengo quindi fortemente la tesi delle primarie, dei referendum, delle assemblee e delle riunioni a tutti i livelli e in qualunque ambito, per ridare voce alla gente e riaccendere la democrazia nel nostro Paese. Solo così si potrebbe ricucire lo strappo tra Stato e cittadini e magari parlare di salvataggio dell'Italia guardando al Paese reale, ai numeri impietosi della crisi e dell'indignazione, testimoniate dalle serrande abbassate e dalle piazze infuocate.
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