martedì 4 dicembre 2012

IL 40% DI RENZI ... UNA VITTORIA SCHIACCIANTE!

 Certo il ballottaggio delle primarie del centro sinistra lo ha vinto Pierluigi Bersani, ma qualcuno aveva forse dei dubbi?

 Bersani aveva il sostegno degli altri tre candidati al primo turno, Vendola, Puppato e Tabacci, e con la netta chiusura a chiunque avesse fatto richiesta di inserimento al voto nel secondo turno, con oltre il 90% delle "giustifiche", pervenute da tutta Italia, respinte.

 Bersani inoltre per tutta la campagna elettorale ha potuto contare sull'apparato organizzativo e amministrativo del Partito, mentre a sostegno di Matteo Renzi si sono timidamente schierati appena 5 parlamentari.

 Pertanto Renzi ha affrontato da solo, a mani nude, con un camper, pochi euro donati da privati e un pugno di volontari, l'intera struttura del PD, con i suoi dipendenti, impiegati e funzionari, pagati dal partito e da folti squadroni di amministratori locali, oltre a enti vari e società partecipate.

 "Clienti" e politici cioè che da anni, per non dire da sempre, lavorano direttamente o indirettamente per il partito e per il suo segretario, dalla benevolenza del quale dipendono il loro stipendio futuro e la loro carriera.

 Per non parlare poi di Susanna Camusso, che ha spinto al massimo i motori dell'armata CGIL verso il voto all'ex ministro Bersani, esplicitandone le ragioni anche in tv e sui giornali.

 Per tutto questo, e altro ancora, considero il 40% di Matteo Renzi non solo un vero e proprio successo, ma anche un messaggio provvidenziale rivolto a tutta la sinistra: o adottano il principio dell'allargamento e dell'inclusione e rinnovano la classe dirigente, o saranno ancora per poco il primo partito italiano.








lunedì 26 novembre 2012

LA VOGLIA DI PARTECIPAZIONE DEGLI ITALIANI... PER TORNARE A DECIDERE E GOVERNARE


 All'indomani delle primarie del PD tutti parlano di grande partecipazione popolare e forte desiderio di democrazia da parte degli italiani. E in effetti i numeri confermano questa tendenza. Le lunghe code ai seggi sono la testimonianza più diretta e tangibile che c'è un Paese che non si vuole rassegnare al peggio e alla crisi, che al contrario vuole difendere ed esercitare i suoi diritti, vuole reagire alle logiche dei mercati, vuole tornare a contare, a decidere, a far politica democraticamente (come recita l'art. 1 della nostra Costituzione).

 Le primarie del PD, così come quelle di qualsiasi altro partito o schieramento, contribuiranno certamente a ridare un senso e una dignità alla politica italiana, che nell'ultimo ventennio è stata sequestrata da oligarchie e lobby di vario genere. E magari serviranno anche a concludere questo periodo di "democrazia sospesa" per manifesta incapacità a governare dei precedenti governi. Se la politica e i partiti italiani torneranno ad essere credibili e rappresentati da persone serie, non ci sarà più bisogno del governo dei tecnici, voluto dal Presidente della Repubblica, a carattere temporaneo, per far fronte alla crisi dei debiti sovrani.

 Se così non fosse, se si continuasse a insistere su un Monti-bis, senza una sua candidatura e quindi senza una elezione e una legittimazione democratica, il rischio sarebbe quello di acuire ed esasperare il forte senso di insoddisfazione e di indignazione degli italiani. Soprattutto di chi si sente tradito dalle manovre di questa parentesi di governo: giovani, pensionati, impiegati, studenti, professori, ambulanti, commercianti e personale socio-sanitario. Tutte categorie che lamentano di aver dovuto rinunciare a diritti che pensavano acquisiti dopo una vita di sacrifici.

 Sostengo quindi fortemente la tesi delle primarie, dei referendum, delle assemblee e delle riunioni a tutti i livelli e in qualunque ambito, per ridare voce alla gente e riaccendere la democrazia nel nostro Paese. Solo così si potrebbe ricucire lo strappo tra Stato e cittadini e magari parlare di salvataggio dell'Italia guardando al Paese reale, ai numeri impietosi della crisi e dell'indignazione, testimoniate dalle serrande abbassate e dalle piazze infuocate.

lunedì 30 luglio 2012

Siamo un Paese di bugiardi?

Non il profitto, la proprietà, il capitalismo, la ricchezza o il consumismo...
Il vero male della nostra società oggi è la menzogna
Siamo un Paese di bugiardi? Ovviamente generalizzando al massimo, negli ultimi anni c'è stata una forte crescita di questa odiosa abitudine.
Si mente allo Stato nella dichiarazione dei redditi, si dice una cosa e se ne pensa un'altra nei rapporti interpersonali, in tv, nei programmi elettorali, si vende un prodotto o un articolo occultandone i difetti, si simulano falli per guadagnare un rigore un'espulsione, si rilascia falsa testimonianza anche sotto giuramento, si inventano o si forzano comportamenti illeciti per dichiarare (per es.) guerra a uno Stato o a una persona. 
E' una menzogna pietosa lo stesso articolo 1 della nostra Costituzione, per molti sacra e immodificabile, che recita: la Repubblica italiana è fondata sul lavoro...  Semmai da qualche anno è fondata sulle tasse!
Per non parlare delle altre facce della menzogna: il pettegolezzo (sparlare in senso negativo di una persona non presente) che spesso sfocia nella diffamazione, la calunnia (vero e proprio reato per cui è prevista la pena da due a sei anni di reclusione), l'ipocrisia.
E' una forma di menzogna contemporanea anche voler apparire o ostentare uno status sociale o un livello di ricchezza o di potere che poi nella realtà non si ha: attraverso oggetti di lusso, tecnologie costose, comportamenti arroganti o superbi.
Scriveva Carl G. Jung: “Una menzogna non avrebbe senso se a qualcuno la verità non sembrasse pericolosa”.
La menzogna fa comodo a quegli individui che hanno scelto di vivere dietro una maschera, come attori di un fiction o di una telenovela.
Ma quanti problemi e quante incomprensioni si risolverebbero se si tornasse a essere più sinceri, se la verità fosse la regola del buon vivere civile in una società complessa come la nostra. Invece, da quando usciamo di casa (spesso unico luogo dove siamo noi stessi) viviamo in un'allucinazione di massa.
Come se ne esce? E' un problema educativo e culturale: la scuola e i genitori devono tornare a insegnare valori sani, a formare persone buone e giuste, che rispettino gli animali, la natura e gli uomini, che dicano con piacere la verità.
Anche se, devo ammettere, che dire la verità è più difficile, comporta a volte sacrifici e si fa fatica.
Ma solo dopo aver detto la verità si sta meglio con se stessi e con gli altri e ci si sente, sicuramente, più liberi.




martedì 10 luglio 2012

Vivere in centro e lamentarsi della "movida": un paradosso?

Perché i residenti del centro di Torino si lamentano di non poter dormire per colpa dei frequentatori dei locali della movida cittadina?
Da torinese, nato e cresciuto in un quartiere decentrato - Borgo San Paolo, Circoscrizione 3 - proprio non capisco questa controversia. 
Mi verrebbe da dire: hai voluto l'appartamento in centro? adesso convivi con le gioie e i dolori che questa scelta comporta.
Tra le gioiecomodità e vicinanza ai principali uffici e servizi urbani (Comune, Provincia, Regione, ecc..); trasporti pubblici che collegano capillarmente questa zona con il resto della città; permesso di circolazione nella ZTL; forti sconti sui parcheggi a pagamento; frequenti lavaggi e pulizia delle strade e dei bidoni dell'immondizia; alto valore reale degli immobili a fronte di un basso valore catastale; riduzione del 50% dell'Imu se l'immobile è d'epoca (vi assicuro che di edifici d'epoca in periferia non c'è neanche l'ombra); oltre all'incommensurabile piacere di vivere in mezzo a monumenti, sculture e palazzi storici, musei, teatri, negozi e botteghe di tutti i tipi, e nel flusso quotidiano di turisti provenienti da tutti i Paesi del mondo.
Certo che poi qualche dolore si presenta: il centro è il luogo di ritrovo naturale di tutti i giovani e degli stessi turisti; è anche il luogo ideale per manifestazioni, mercatini, concerti. E tutto ciò crea traffico, rumore e inquinamento, ma anche denaro e occupazione: il centro è il cuore pulsante del
Ma se i residenti amano la quiete della campagna o della prima cintura, perché ostinarsi a vivere a tutti i costi in centro città e, soprattutto, perché accanirsi contro gli altri cittadini che vogliono "vivere il centro" sia di giorno che di notte?
Aggiungo ironicamente... magari coloro che si lamentano della movida in centro a Torino sono gli stessi che decantano tanto l'animazione e le attrazioni turistiche delle altre città europee, come Barcellona, Madrid, Parigi, Amsterdam, Lisbona, Vienna, ecc.. !!!


Claudio Zitoli



lunedì 23 aprile 2012

L’EVASIONE FISCALE IN ITALIA. Il punto di vista dell’avv. Alberto Goffi


Come non condividere le riflessioni dell'avv. Alberto Goffi sulla questione dell'evasione fiscale oggi in Italia e i fatti drammatici accaduti negli ultimi mesi, anche per colpa di un sistema di riscossione invasivo, opprimente ed iniquo ad opera della società monopolista Equitalia Spa.

"Quando c’è da pagare e da risanare le casse dello Stato si bussa alla porta dei soliti noti: lavoratori dipendenti, pensionati e mondo imprenditoriale, mentre si dimenticano i grandi industriali, i manager pubblici, i colossi bancari e la criminalità organizzata con i suoi traffici di usura e riciclaggio di denaro sporco, droga e sfruttamento della prostituzione.
Mi voglio soffermare per le mie tesi sull'universo delle piccole imprese, degli agricoltori, degli artigiani, degli esercenti in generale, su cui si basa per la maggior parte l’economia italiana e che solo poche settimane fa ha pagato una ingente quantità di soldi per l’Iva. Iva pagata, per la stragrande maggioranza di loro, senza aver ancora incassato il dovuto.
In questi mesi abbiamo sentito ripetere da tutti che il rigore e il cambiamento erano necessari per non finire come la Grecia, apprezzando il premier Mario Monti per aver riconquistato la credibilità sui mercati internazionali. Ma ancora molto resta da fare, soprattutto a livello culturale, per comprendere il “mondo dei capannoni”, il mondo delle partite iva, il mondo artigiano, il mondo agricolo, mondi quasi sempre “preda” o della politica o delle banche.
Questo universo di lavoratori e datori di lavoro vive oggi nella solitudine e nella disperazione. Oltre duecento suicidi di imprenditori dal 2009 a oggi, 24 solo nel 2012. Qualche settimana fa un uomo si è dato fuoco davanti all'Agenzia delle Entrate di Bologna per i troppi debiti, la pressione fiscale diretta supera il 55%, nel 2011 sono fallite 11.615 aziende lasciando a casa almeno 50mila persone, ogni giorno chiudono 100 negozi e altrettante famiglie perdono la casa.
In questo quadro sconfortante 6 milioni di Italiani hanno ricevuto almeno una cartella esattoriale da Equitalia: non si può pensare che siano tutti evasori!
Attilio Befera, Presidente di Equitalia e Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, parla (carte alla mano) di 12,7 miliardi di euro di recupero dell’evasione in tutto il 2011. Ma dentro questo importo c’è di tutto: un pizzico di evasione, una discreta fetta di elusione (soprattutto di abuso di diritto), la somma di tante piccole irregolarità fiscali ed errori formali, e soprattutto un buon carico di sanzioni e interessi di mora riscossi. 
E con 120 miliardi di euro di evasione fiscale stimata (190 se contiamo anche i 70 miliardi circa derivanti dalla criminalità organizzata), con un recupero di 12,7 miliardi, cioè il 10%, costante da almeno 20 anni a questa parte, si può forse parlare di efficace lotta all’evasione?
Lo Stato è forte coi deboli e debole con gli evasori veri. In realtà Equitalia di evasori non ne scova neppure uno! E’ questo che fa arrabbiare gli italiani, perché  è evidente come l’Italia sia un Paese che premia i furbi. E anche la fiducia nelle istituzioni viene meno. Equitalia opera iscrivendo a ruolo crediti già accertati dall’Agenzia delle Entrate, dall’Inps e da altri enti impositori, il più delle volte derivanti da corrette dichiarazioni dei redditi, sanzioni al Codice della Strada ed altro, che nulla hanno a che fare con l’evasione fiscale e non fornisce alcun contributo nella lotta all’evasione!
Le vere vittime di Equitalia sono persone normali, impiegati, operai, pensionati ed imprenditori di piccolo e medio calibro, in generale quindi i titolari di partita iva, e sempre più spesso anche i lavoratori dipendenti.
Si tratta di persone che hanno una storia di trasparenza e di serietà, che hanno sempre dichiarato regolarmente, attraverso la compilazione dell’F23 e F24 o del DM10, ma al momento di versare (quanto regolarmente dichiarato …  per questo sono al massimo dei morosi, ma non sono evasori volontari!)  si trovano in difficoltà per svariate cause. Tra tutte: calo del fatturato dovuto alla crisi economica, problemi di salute e malattie, ritardato o mancati pagamenti da parte della P.A. ed errori degli agenti della riscossione (fenomeno delle cartelle pazze).
Gli “altri”, quelli delle fasce alte, è risaputo che tasse ed imposte riescono a non pagarle. E nella peggiore delle ipotesi, se proprio vengono “scoperti” dalla G.d.F. o dall’Agenzia dell’Entrate ottengono sconti e dilazioni che un cittadino normale non otterrebbe mai (ne sono un esempio i casi di Sofia Loren, Alberto Tomba, Valentino Rossi, Pavarotti, ecc).
E’ doveroso per me precisare che Equitalia è la società di riscossione pubblica dei tributi statali e locali regolata da una legge entrata in vigore il 1° ottobre 2006 e, pertanto, ogni difetto nel suo modo di operare può essere corretto solo da un intervento legislativo da parte di chi è preposto a ciò (Parlamento e Governo). E’ vero che nel 2006 non si potevano prevedere alcune condizioni, soprattutto economiche e sociali, che oggi stanno contribuendo a creare situazioni drammatiche e di tensione tra lo Stato e i cittadini.
Sempre più spesso è lo Stato a tradire l’impresa: lo Stato non paga i lavori pubblici eseguiti dagli imprenditori edili (per un importo di oltre 70 miliardi di euro) e pur essendo debitore chiede il rispetto di tutti i balzelli entro 60 giorni altrimenti scattano i meccanismi di Equitalia, oltre che l’infamante accusa di “evasore”.
Lo Stato non garantisce una giustizia civile capace di assicurare il pagamento delle prestazioni di lavoro. Lo Stato ha una tassazione e una pressione contributiva tra le più elevate d’Europa e di contro offre servizi pubblici e infrastrutture non all’altezza. Lo Stato non è competitivo per costo del lavoro e qualità del capitale umano, per burocrazia, per politiche creditizie.
Per essere “più umano” e più a favore del contribuente lo Stato, tramite Equitalia, dovrebbe: 
1) comprendere la differenza tra evasori e persone in difficoltà, punendo pesantemente l’evasore scovato dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate e prevedendo piani di rientro del debito più flessibili e procedure meno aggressive (riduzione di sanzioni e interessi) e meno invasive per i contribuenti morosi o in stato di malattia accertata; 2) far compensare i debiti con i crediti: lo Stato liquida i propri fornitori con ritardi che arrivano fino a 1500 giorni, e poi pretende dai contribuenti il pagamento delle tasse entro 60 gg, pena l’aggiunta di sanzioni e interessi che raddoppiano l’importo dovuto oltre all’applicazione di procedure che bloccano conti correnti, autoveicoli e beni immobili di proprietà; 3) invertire l’onere della prova, ovvero risolvere gli errori del fisco senza che questi ricadano sulle spalle di contribuenti sempre più poveri.
Il nostro è un Paese dove chi non assolve ai propri doveri fiscali e si nasconde al fisco ottiene scudi fiscali e transazioni con forte riduzione del debito. Mentre chi dichiara regolarmente e poi non riesce a versare il dovuto rischia non solo il fallimento economico ma anche quello personale.
Sono sempre più convinto che in Italia chi non assolve ai propri doveri fiscali lo fa anche perché non riconosce nello Stato impositore la capacità di restituire con servizi adeguati i sacrifici fatti attraverso il versamento dei contributi. Ma ancora peggio, per molti lo Stato viene percepito come un nemico, un’entità astratta, non composta di esseri viventi con i loro sentimenti e senso di responsabilità. E’ ora di fare qualcosa di serio per invertire questa pericolosa deriva e creare nuovi modelli culturali e politici".

Avv. Alberto Goffi 


mercoledì 28 marzo 2012

... MA IL MONDO SI COMPLIMENTA CON MONTI CHE HA SALVATO L'ITALIA.


Un uomo si è appena dato fuoco davanti all'Agenzia delle Entrate di Bologna per i troppi debiti, gli italiani affondano in un mare di tasse, non c'è settimana in cui non sentiamo parlare di piccoli e medi imprenditori che si sono suicidati, ogni giorno chiudono 100 negozi e altrettante famiglie perdono la casa. L’IMU ormai incombe, la benzina tocca i 2 euro al litro e la pressione fiscale diretta ha superato il 55%.

Ma il mondo si complimenta con Monti che ha salvato l’Italia. 

Io mi chiedo quale Italia. Quella dei superpoteri globali, delle banche, dei grandi flussi economici e finanziari, non certamente l’Italia reale!

Dopo due decreti “salva-Italia” (ma “ammazza-Italiani”) ancora non si vede uno straccio di riforma sociale vera. Grandi annunci, nessuna novità. E il Presidente Monti non trova di meglio da commentare che il gradimento personale del suo Governo, minacciando peraltro di defilarsi se i partiti non gli riserveranno più il consenso registrato al momento del suo insediamento.

Ma quali provvedimenti  può intravedere a breve un italiano ottimista per giustificare gli attuali sacrifici?
Credo nessuno. Oggi i veri eroi sono quelli che con le loro risicate pensioni (stoppate nel loro aumento annuale), con i loro miseri stipendi (ulteriormente ridotti dagli adeguamenti Irpef e altri balzelli) e con i loro fatturati (ridotti all'osso per la crisi, le tasse e la burocrazia) riescono a resistere per "aiutare" il Paese.

Onore al merito. Questa è l'Italia reale, l'Italia giusta, l'Italia trasparente.

lunedì 13 febbraio 2012

Cittadini o sudditi dello Stato?

Quello italiano dovrebbe essere uno Stato di diritto e di libertà proprie di una repubblica democratica.

Invece siamo arrivati al punto in cui il cittadino-contribuente, magari incolpato erroneamente, finisce col vagare nei corridoi di enti e uffici pubblici senza riuscire a venirne a capo.
Sentendosi trattato con arroganza e superiorità, e automaticamente "etichettato come evasore", dagli operatori allo sportello, che rappresentano proprio lo Stato.

Una multa non pagata, spesso perchè mai notificata, diventa "n volte" la sanzione originaria.
L'immediata esecutività dell'avviso di accertamento da parte dell'agente della riscossione, elimina di fatto il principio della buona fede, pur presente nel diritto penale. Il cittadino somma così all'importo totale anche i danni morali e gli innumerevoli disagi collaterali.

La retroattività nell'applicazione di nuove norme e l'inversione dell'onere della prova in materia fiscale sono ormai prassi consolidata e gli esempi che testimoniano queste distorsioni e carenze nel nostro diritto amministrativo sono infiniti, basta leggere quelli riportati da Alberto Goffi nel suo libro "E' Qui l'Italia?".

Oggi, difendersi da eventuali eccessi o errori di Equitalia non è facile e non è alla portata di tutti.
Di sicuro si va incontro a perdite di tempo, e spesso anche di denaro, nell’affrontare estenuanti ricorsi per riuscire a trattare ad armi pari con lo Stato. Perché con Equitalia si è invertito l’onere della prova: l’Erario ti accusa di evasione e spetta a te dimostrare che non c’è stata. Il principio è quello del solve et repete: di fronte a una pretesa ingiusta, puoi sgolarti quanto vuoi ma prima sganci il denaro al Fisco e poi, se ti va bene, richiedi al giudice il maltolto.

Perché i debiti pagati in ritardo da parte della P.A. non sono soggetti a interessi? Perché non si può rispettare il semplice meccanismo della compensazione, per il quale se io devo 100 allo Stato e al contempo come suo fornitore aspetto 100, siamo pari?



Lo Stato è così solerte nel pretendere i pagamenti dalle aziende, poi impiega in media 4 mesi, che salgono ad 8 nell’edilizia, per liquidare i suoi fornitori. Abbiamo addirittura degli esempi in Italia che arrivano fino 1500 giorni e più di ritardo. 
Questo è inaccettabile, per di più con una direttiva europea che vincola le aziende pubbliche a pagare i propri fornitori entro e non oltre 60 giorni.

Gli eccessi del potere dello Stato e le assurdità dell’attuale sistema di riscossione, poi, non si contano: dai fermi amministrativi su veicoli appartenenti a pazienti con il tumore o con l’esigenza di andare in dialisi, a quelli applicati alle auto dei vigili urbani (accaduto al Comune di Bari e denunciato dal Sindaco Michele Emiliano), fino ai fondi regionali stanziati per mantenere l’occupazione che invece di arrivare ai dipendenti o investiti in tecnologie innovative, vengono intercettati e risucchiati da Equitalia.

Lo Stato non è in grado di riformare se stesso (dove sono i veri tagli alla spesa pubblica e ai costi della politica?) e finge di liberalizzare (mentre energia, trasporti, banche e assicurazioni sono rimaste illibate).
Ma così si aumentano le disuguaglianze.

Ad oggi manca l’eguaglianza tra Stato e cittadino. Solo allora avremo una democrazia compiuta.
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