lunedì 13 febbraio 2012

Cittadini o sudditi dello Stato?

Quello italiano dovrebbe essere uno Stato di diritto e di libertà proprie di una repubblica democratica.

Invece siamo arrivati al punto in cui il cittadino-contribuente, magari incolpato erroneamente, finisce col vagare nei corridoi di enti e uffici pubblici senza riuscire a venirne a capo.
Sentendosi trattato con arroganza e superiorità, e automaticamente "etichettato come evasore", dagli operatori allo sportello, che rappresentano proprio lo Stato.

Una multa non pagata, spesso perchè mai notificata, diventa "n volte" la sanzione originaria.
L'immediata esecutività dell'avviso di accertamento da parte dell'agente della riscossione, elimina di fatto il principio della buona fede, pur presente nel diritto penale. Il cittadino somma così all'importo totale anche i danni morali e gli innumerevoli disagi collaterali.

La retroattività nell'applicazione di nuove norme e l'inversione dell'onere della prova in materia fiscale sono ormai prassi consolidata e gli esempi che testimoniano queste distorsioni e carenze nel nostro diritto amministrativo sono infiniti, basta leggere quelli riportati da Alberto Goffi nel suo libro "E' Qui l'Italia?".

Oggi, difendersi da eventuali eccessi o errori di Equitalia non è facile e non è alla portata di tutti.
Di sicuro si va incontro a perdite di tempo, e spesso anche di denaro, nell’affrontare estenuanti ricorsi per riuscire a trattare ad armi pari con lo Stato. Perché con Equitalia si è invertito l’onere della prova: l’Erario ti accusa di evasione e spetta a te dimostrare che non c’è stata. Il principio è quello del solve et repete: di fronte a una pretesa ingiusta, puoi sgolarti quanto vuoi ma prima sganci il denaro al Fisco e poi, se ti va bene, richiedi al giudice il maltolto.

Perché i debiti pagati in ritardo da parte della P.A. non sono soggetti a interessi? Perché non si può rispettare il semplice meccanismo della compensazione, per il quale se io devo 100 allo Stato e al contempo come suo fornitore aspetto 100, siamo pari?



Lo Stato è così solerte nel pretendere i pagamenti dalle aziende, poi impiega in media 4 mesi, che salgono ad 8 nell’edilizia, per liquidare i suoi fornitori. Abbiamo addirittura degli esempi in Italia che arrivano fino 1500 giorni e più di ritardo. 
Questo è inaccettabile, per di più con una direttiva europea che vincola le aziende pubbliche a pagare i propri fornitori entro e non oltre 60 giorni.

Gli eccessi del potere dello Stato e le assurdità dell’attuale sistema di riscossione, poi, non si contano: dai fermi amministrativi su veicoli appartenenti a pazienti con il tumore o con l’esigenza di andare in dialisi, a quelli applicati alle auto dei vigili urbani (accaduto al Comune di Bari e denunciato dal Sindaco Michele Emiliano), fino ai fondi regionali stanziati per mantenere l’occupazione che invece di arrivare ai dipendenti o investiti in tecnologie innovative, vengono intercettati e risucchiati da Equitalia.

Lo Stato non è in grado di riformare se stesso (dove sono i veri tagli alla spesa pubblica e ai costi della politica?) e finge di liberalizzare (mentre energia, trasporti, banche e assicurazioni sono rimaste illibate).
Ma così si aumentano le disuguaglianze.

Ad oggi manca l’eguaglianza tra Stato e cittadino. Solo allora avremo una democrazia compiuta.
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