Quello italiano dovrebbe essere uno Stato di diritto e di libertà proprie di una repubblica democratica.
Invece
siamo arrivati al punto in cui il cittadino-contribuente, magari
incolpato erroneamente, finisce col vagare nei corridoi di enti e uffici
pubblici senza riuscire a venirne a capo.
Sentendosi trattato
con arroganza e superiorità, e automaticamente "etichettato come
evasore", dagli operatori allo sportello, che rappresentano proprio lo
Stato.
Una multa non pagata, spesso perchè mai notificata, diventa "n volte" la sanzione originaria.
L'immediata esecutività dell'avviso di accertamento
da parte dell'agente della riscossione, elimina di fatto il principio
della buona fede, pur presente nel diritto penale. Il cittadino somma
così all'importo totale anche i danni morali e gli innumerevoli disagi
collaterali.
La retroattività nell'applicazione di nuove norme e l'inversione dell'onere della prova
in materia fiscale sono ormai prassi consolidata e gli esempi che
testimoniano queste distorsioni e carenze nel nostro diritto
amministrativo sono infiniti, basta leggere quelli riportati da Alberto Goffi nel suo libro "E' Qui l'Italia?".
Oggi, difendersi da eventuali eccessi o errori di Equitalia non è facile e non è alla portata di tutti.
Di
sicuro si va incontro a perdite di tempo, e spesso anche di denaro,
nell’affrontare estenuanti ricorsi per riuscire a trattare ad armi pari
con lo Stato. Perché con Equitalia si è invertito l’onere della prova:
l’Erario ti accusa di evasione e spetta a te dimostrare che non c’è
stata. Il principio è quello del solve et repete: di fronte a una
pretesa ingiusta, puoi sgolarti quanto vuoi ma prima sganci il denaro
al Fisco e poi, se ti va bene, richiedi al giudice il maltolto.
Perché i debiti pagati in ritardo da parte della P.A. non sono soggetti a interessi? Perché non si può rispettare il semplice meccanismo della compensazione, per il quale se io devo 100 allo Stato e al contempo come suo fornitore aspetto 100, siamo pari?
Lo Stato è così solerte nel pretendere i pagamenti dalle aziende, poi
impiega in media 4 mesi, che salgono ad 8 nell’edilizia, per liquidare i
suoi fornitori. Abbiamo addirittura degli esempi in Italia che arrivano
fino 1500 giorni e più di ritardo.
Questo è inaccettabile, per di più con una direttiva europea che vincola le aziende pubbliche a pagare i propri fornitori entro e non oltre 60 giorni.
Gli
eccessi del potere dello Stato e le assurdità dell’attuale sistema di
riscossione, poi, non si contano: dai fermi amministrativi su veicoli
appartenenti a pazienti con il tumore o con l’esigenza di andare in
dialisi, a quelli applicati alle auto dei vigili urbani (accaduto al Comune di Bari e denunciato dal Sindaco Michele Emiliano),
fino ai fondi regionali stanziati per mantenere l’occupazione che
invece di arrivare ai dipendenti o investiti in tecnologie innovative,
vengono intercettati e risucchiati da Equitalia.
Lo Stato
non è in grado di riformare se stesso (dove sono i veri tagli alla spesa
pubblica e ai costi della politica?) e finge di liberalizzare (mentre
energia, trasporti, banche e assicurazioni sono rimaste illibate).
Ma così si aumentano le disuguaglianze.
Ad oggi manca l’eguaglianza tra Stato e cittadino. Solo allora avremo una democrazia compiuta.