lunedì 23 aprile 2012

L’EVASIONE FISCALE IN ITALIA. Il punto di vista dell’avv. Alberto Goffi


Come non condividere le riflessioni dell'avv. Alberto Goffi sulla questione dell'evasione fiscale oggi in Italia e i fatti drammatici accaduti negli ultimi mesi, anche per colpa di un sistema di riscossione invasivo, opprimente ed iniquo ad opera della società monopolista Equitalia Spa.

"Quando c’è da pagare e da risanare le casse dello Stato si bussa alla porta dei soliti noti: lavoratori dipendenti, pensionati e mondo imprenditoriale, mentre si dimenticano i grandi industriali, i manager pubblici, i colossi bancari e la criminalità organizzata con i suoi traffici di usura e riciclaggio di denaro sporco, droga e sfruttamento della prostituzione.
Mi voglio soffermare per le mie tesi sull'universo delle piccole imprese, degli agricoltori, degli artigiani, degli esercenti in generale, su cui si basa per la maggior parte l’economia italiana e che solo poche settimane fa ha pagato una ingente quantità di soldi per l’Iva. Iva pagata, per la stragrande maggioranza di loro, senza aver ancora incassato il dovuto.
In questi mesi abbiamo sentito ripetere da tutti che il rigore e il cambiamento erano necessari per non finire come la Grecia, apprezzando il premier Mario Monti per aver riconquistato la credibilità sui mercati internazionali. Ma ancora molto resta da fare, soprattutto a livello culturale, per comprendere il “mondo dei capannoni”, il mondo delle partite iva, il mondo artigiano, il mondo agricolo, mondi quasi sempre “preda” o della politica o delle banche.
Questo universo di lavoratori e datori di lavoro vive oggi nella solitudine e nella disperazione. Oltre duecento suicidi di imprenditori dal 2009 a oggi, 24 solo nel 2012. Qualche settimana fa un uomo si è dato fuoco davanti all'Agenzia delle Entrate di Bologna per i troppi debiti, la pressione fiscale diretta supera il 55%, nel 2011 sono fallite 11.615 aziende lasciando a casa almeno 50mila persone, ogni giorno chiudono 100 negozi e altrettante famiglie perdono la casa.
In questo quadro sconfortante 6 milioni di Italiani hanno ricevuto almeno una cartella esattoriale da Equitalia: non si può pensare che siano tutti evasori!
Attilio Befera, Presidente di Equitalia e Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, parla (carte alla mano) di 12,7 miliardi di euro di recupero dell’evasione in tutto il 2011. Ma dentro questo importo c’è di tutto: un pizzico di evasione, una discreta fetta di elusione (soprattutto di abuso di diritto), la somma di tante piccole irregolarità fiscali ed errori formali, e soprattutto un buon carico di sanzioni e interessi di mora riscossi. 
E con 120 miliardi di euro di evasione fiscale stimata (190 se contiamo anche i 70 miliardi circa derivanti dalla criminalità organizzata), con un recupero di 12,7 miliardi, cioè il 10%, costante da almeno 20 anni a questa parte, si può forse parlare di efficace lotta all’evasione?
Lo Stato è forte coi deboli e debole con gli evasori veri. In realtà Equitalia di evasori non ne scova neppure uno! E’ questo che fa arrabbiare gli italiani, perché  è evidente come l’Italia sia un Paese che premia i furbi. E anche la fiducia nelle istituzioni viene meno. Equitalia opera iscrivendo a ruolo crediti già accertati dall’Agenzia delle Entrate, dall’Inps e da altri enti impositori, il più delle volte derivanti da corrette dichiarazioni dei redditi, sanzioni al Codice della Strada ed altro, che nulla hanno a che fare con l’evasione fiscale e non fornisce alcun contributo nella lotta all’evasione!
Le vere vittime di Equitalia sono persone normali, impiegati, operai, pensionati ed imprenditori di piccolo e medio calibro, in generale quindi i titolari di partita iva, e sempre più spesso anche i lavoratori dipendenti.
Si tratta di persone che hanno una storia di trasparenza e di serietà, che hanno sempre dichiarato regolarmente, attraverso la compilazione dell’F23 e F24 o del DM10, ma al momento di versare (quanto regolarmente dichiarato …  per questo sono al massimo dei morosi, ma non sono evasori volontari!)  si trovano in difficoltà per svariate cause. Tra tutte: calo del fatturato dovuto alla crisi economica, problemi di salute e malattie, ritardato o mancati pagamenti da parte della P.A. ed errori degli agenti della riscossione (fenomeno delle cartelle pazze).
Gli “altri”, quelli delle fasce alte, è risaputo che tasse ed imposte riescono a non pagarle. E nella peggiore delle ipotesi, se proprio vengono “scoperti” dalla G.d.F. o dall’Agenzia dell’Entrate ottengono sconti e dilazioni che un cittadino normale non otterrebbe mai (ne sono un esempio i casi di Sofia Loren, Alberto Tomba, Valentino Rossi, Pavarotti, ecc).
E’ doveroso per me precisare che Equitalia è la società di riscossione pubblica dei tributi statali e locali regolata da una legge entrata in vigore il 1° ottobre 2006 e, pertanto, ogni difetto nel suo modo di operare può essere corretto solo da un intervento legislativo da parte di chi è preposto a ciò (Parlamento e Governo). E’ vero che nel 2006 non si potevano prevedere alcune condizioni, soprattutto economiche e sociali, che oggi stanno contribuendo a creare situazioni drammatiche e di tensione tra lo Stato e i cittadini.
Sempre più spesso è lo Stato a tradire l’impresa: lo Stato non paga i lavori pubblici eseguiti dagli imprenditori edili (per un importo di oltre 70 miliardi di euro) e pur essendo debitore chiede il rispetto di tutti i balzelli entro 60 giorni altrimenti scattano i meccanismi di Equitalia, oltre che l’infamante accusa di “evasore”.
Lo Stato non garantisce una giustizia civile capace di assicurare il pagamento delle prestazioni di lavoro. Lo Stato ha una tassazione e una pressione contributiva tra le più elevate d’Europa e di contro offre servizi pubblici e infrastrutture non all’altezza. Lo Stato non è competitivo per costo del lavoro e qualità del capitale umano, per burocrazia, per politiche creditizie.
Per essere “più umano” e più a favore del contribuente lo Stato, tramite Equitalia, dovrebbe: 
1) comprendere la differenza tra evasori e persone in difficoltà, punendo pesantemente l’evasore scovato dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate e prevedendo piani di rientro del debito più flessibili e procedure meno aggressive (riduzione di sanzioni e interessi) e meno invasive per i contribuenti morosi o in stato di malattia accertata; 2) far compensare i debiti con i crediti: lo Stato liquida i propri fornitori con ritardi che arrivano fino a 1500 giorni, e poi pretende dai contribuenti il pagamento delle tasse entro 60 gg, pena l’aggiunta di sanzioni e interessi che raddoppiano l’importo dovuto oltre all’applicazione di procedure che bloccano conti correnti, autoveicoli e beni immobili di proprietà; 3) invertire l’onere della prova, ovvero risolvere gli errori del fisco senza che questi ricadano sulle spalle di contribuenti sempre più poveri.
Il nostro è un Paese dove chi non assolve ai propri doveri fiscali e si nasconde al fisco ottiene scudi fiscali e transazioni con forte riduzione del debito. Mentre chi dichiara regolarmente e poi non riesce a versare il dovuto rischia non solo il fallimento economico ma anche quello personale.
Sono sempre più convinto che in Italia chi non assolve ai propri doveri fiscali lo fa anche perché non riconosce nello Stato impositore la capacità di restituire con servizi adeguati i sacrifici fatti attraverso il versamento dei contributi. Ma ancora peggio, per molti lo Stato viene percepito come un nemico, un’entità astratta, non composta di esseri viventi con i loro sentimenti e senso di responsabilità. E’ ora di fare qualcosa di serio per invertire questa pericolosa deriva e creare nuovi modelli culturali e politici".

Avv. Alberto Goffi 


1 commento:

  1. salve vorrei narrarvi la mia storia sono un cittadino dovuto emigrare all’estero per colpa di equitalia abitavo in una citta del nord ed avevamo una piccola impresa famigliare di pulizie.Il fatto sta che appena abbiamo aperto limpresa e andata piu o meno bene poi sono iniziati i problemi gli amministratori dei condomini incominciarono ad non pagarmi per mesi e mesi fino al punto di non avere piu soldi anche se andavo a chiedergli mi minacciavano di toglermi il lavoro cosi sono stato costretto ad indebitarmi sempre di piu fino al punto di non potere pagare piu tasse e certe volte anche l’affitto intanto da equitalia tutti i giorni arrivavano lettere di pagamento piu delle rate delle banche cosi andai da equitalia per dirle e accennare i miei problemi ed o trovato delle persone cosi erogante che voi neanche potete immaginare e mi dissero che alloro non gliene frega niente dei miei problemi minacciandomi di pagare e poi chiudere l’impresa cosi vado a casa e glielo dico amia moglie e gli dico anche che di un debito di 12.000e e diventato 85.000e mia moglie sentito questo non si dava pace cosi dopo qualche settimana allimprovviso e morta alleta’ di 52 anni e io sono rimasto solo o quasi 61 anni e non o tanti contributi per andare in pensione adesso ditemi voi chi mi prende piu a 61 anni a lavorare tra laltro con un figlio di 32 anni dissoccupato con due bambini cosi o chiuso limpresa e sono emigrato in germania e o subito trovato un lavoro ma con un bassisimo stipendio ma non fa niente almeno cela faccio a campare ma mi manca molto l’italia e sono sempre triste pensate che volevo scrivere a berlusconi e al suo partito se potevano aiutarmi perche vorrei tanto rientrare in italia ma o paura di equitalia anche se sono nulla tenente ormai penso che in italia non potro’ piu venire maledetta equitalia.Ps mi auguro che non mi vengono a rompere i maroni anche qui.

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